Ricostruzione del seno con protesi

Dopo una mastectomia, cioè un’ablazione della ghiandola mammaria a causa di un tumore al seno, il 60% delle donne ricorre ad un intervento di ricostruzione. È normale, infatti, che queste donne, già traumatizzate dalla malattia, vogliano ritrovare la femminilità in qualche modo persa.

Foto prima e dopo

Il vantaggio di questa operazione è di permettere alla paziente di ritrovare un certo benessere, riprendere fiducia in se stessa e dimenticare, per quanto possibile, questo episodio doloroso.

Estistono diversi metodi di costruzione mammaria con diverse alternative sviluppate negli ultimi trent’anni. La tecnica ricostruttiva con protesi in silicone si adatta particolarmente alle pazienti con un seno controlaterale che non superi una coppa C e di una base largha al massimo 16 cm. La seconda condizione imprescindibile è rappresentata dalla qualità della pelle rimasta dopo la mastectomia, che deve rimanere elastica e mobile per poter accogliere la protesi.  

Si deve far notare anche che la ricostruzione con protesi può portare, passato un certo periodo, ad un disequilibrio rispetto al seno controlaterale se quest’ultimo non è stato, a sua volta, leggermente aumentato con un’altra protesi. La ricostruzione con protesi da infatti un seno giovane, che non cambia di aspetto e non cede col passare degli anni. Per questa ragione, è frequente, soprattutto nelle pazienti con dei seni iniziali piuttosto piccoli, di collocare una protesi ricostruttiva al posto del seno asportato e una protesi additiva nel controlaterale. In pratica, viene inserita una piccola protesi rotonda nel seno non operato, ed una invece anatomica più voluminosa nel lato della mastectomia. Il vantaggio principale di questo intervento è la sua semplicità. In effetti, non si hanno cicatrici supplementari, la durata è piuttosto breve e il volume delle protesi può essere scelto dalla paziente. Vi è però l’inconveniente di dover cambiare le protesi dopo 10 anni.

L’operazione:

L’intervento di chirurgia ricostruttiva mammaria avviene in anestesia totale e dura da 1 a 2 ore circa. In fase preoperatoria, il chirurgo determina insieme alla paziente la taglia ideale della protesi, con l’aiuto di protesi “prova” che permettono di rendersi effettivamente conto del volume finale. La protesi usata nella ricostruzione è di forma anatomica,  cioè un duplicato della forma naturale del seno. Ovviamente, la protesi sara localizzata sotto il muscolo pettorale, così da nasconderne i bordi, visto che la ghiandola mammaria sarà stata asportata completamente.

In una fase successiva, una parte della pelle e del grasso dell’addome saranno utilizzati per ricreare la quantità di pelle sufficiente a livello toracico per coprire la protesi. Questa tecnica, detta del lembo addominale, darà un aspetto naturale al seno, leggermente cadente. L’intervento termina con la collocazione di un drenaggio Redon, capace di aspirare le secrezioni nei giorni successivi. I punti di sutura sono riassorbibili.

Fase postoperatoria

In genere, i dolori sono moderati e controllabili con dei farmaci da assumere per via intravenosa. Nei primi giorni, si formano degli edemi che spariscono progressivamente. Nel giro di 2-3 mesi, la protesi si sistema completamente, con un pieno recupero della sensibilità mammaria. Un controllo postoperatorio si effettua tra il quarto e il sesto mese dopo l’intervento, sia per controllare l’evoluzione estetica ma anche per prevedere l’eventuale seguito terapeutico. In particolare, è sempre più frequente una prescrizione di iniezioni di grasso successive per dissimulare la protesi e omogeneizzare il risultato.

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